ARTICOLO 18.

sn rinascitalavoroE’ necessario premettere che l’esigenza di introdurre nella legislazione italiana uno “Statuto dei Lavoratori” nacque dalla necessità di stabilire regole certe nei rapporti di lavoro nel momento stesso in cui l’assalto da parte di un capitalismo egoistico e predatore di chiara origine anglosassone, aveva di fatto progressivamente demolito tutte le conquiste della classe lavoratrice nel frattempo realizzate fra le due guerre. Era la vendetta reazionaria del vecchio stato democratico liberale abbattuto e sconfitto dalle rivoluzioni nazionali che, in nome di un antifascismo opportunista ed ottuso, riportava il mondo della produzione al concetto economicistico – accettato stupidamente e colpevolmente anche dai sindacati dei lavoratori – del “ mercato del lavoro “. Una volta accettata questa filosofia immorale e disumana è chiaro che nel “mercato” il lavoratore diventi automaticamente una merce regolata dalla legge liberal liberista della “ domanda e dell’offerta “, ed è altrettanto naturale che lo stesso lavoratore risulti poi la parte più debole e soccombente nella trattativa.Fatta questa premessa, l’inserimento nello “Statuto“ di un articolo specifico ( il famoso articolo 18 ) a tutela del lavoratore da tutte quelle discriminazioni che nel frattempo si erano verificate e che tuttora permangono, ha una sua giustificazione giuridica e morale che – anche a costo di scandalizzare tutta l’area dei benpensanti e dei moderati che è parcheggiata in quella destra reazionaria e passatista – è oggi ancora più valida di prima. SI io, nella mia esperienza di lavoratore che per ragioni contingenti ha svolto varie attività e mansioni nel mondo del lavoro, dichiaro a tutto tondo che sono favorevole al mantenimento in vigore dell’articolo 18 ed anzi al ripristino e all’estensione a tutti i lavoratori del testo originario depotenziato dalla infame legge Fornero.

Qualcuno mi obietterà: sei alleato della CGIL ? Sei anche te un “comunista”? A parte il fatto che io – proprio come socialista nazionale – se ritengo giusta una battaglia – a differenza degli stessi dirigenti della CGIL e degli altri sodali di tutto il variegato sinistrume attuale – non pongo alcuna pregiudiziale di carattere ideologico nel sostenerla. Ma nella circostanza dico ancora qualcosa in più: anche coloro che si dichiarano attualmente a favore del mantenimento dell’attuale articolo 18, lo fanno con linguaggio e argomentazioni inadeguati dal momento che sfuggono nel ricordare le condizioni poliziesche e repressive che esistevano ed esistono tuttora negli ambienti di lavoro sia pubblici che privati.

Nel merito voglio ricordare le responsabilità proprio degli stessi sindacati nel barattare quella situazione di spionaggio interno con privilegi incostituzionali di “casta sindacale” tuttora mantenuti e – quelli si – da abbattere. Ecco perché questi difensori di facciata non sono credibili e quindi non sono efficaci: hanno gli scheletri negli armadi, scheletri che testimoniano tutti gli inganni che sono stati messi in atto contro la classe lavoratrice.

Vogliamo ricordare – come esempio classico e clamoroso – alla sinistra istituzionale ed ufficiale gli amorevoli sensi tra il partigiano, comunista, sindacalista Luciano Lama e la famiglia Agnelli ? Vogliamo ricordare la complicità criminale tra la casta padronale, quella sindacale e quella governativa di marca ciellenista nell’eludere l’applicazione di specifici articoli della costituzione ( artt. 39 – 46 ? ). Come pure, vogliamo ricordare e rimproverare alla “ destra nazionale “ le simpatie per la Tacher – simpatie rinnovate in occasione della scomparsa della stessa – e l’approvazione incondizionata (e forse anche partecipata ! ) della famosa marcia a Torino dei quarantamila colletti bianchi, manifestazione che segnò la profonda spaccatura tra gli stessi lavoratori e la contestuale supremazia di quel capitalismo predatore e pauperista responsabile della crisi morale e materiale che sta distruggendo popoli e nazioni ?

Ebbene SI, in questo contesto politico-istituzionale io sono a favore del mantenimento e dell’estensione a tutti delle garanzie previste dall’originario testo dell’articolo 18.

Detto questo però – da socialista nazionale – riaffermo con determinazione che continuo la lotta per un CAMBIAMENTO rivoluzionario di “ questo contesto “ e di “questo sistema “ politico-istituzionale , una lotta che vede come obiettivo la rinascita dello STATO NAZIONALE DEL LAVORO, uno stato in cui non sarà più necessario l’articolo 18 perché sarà nuovamente superato il “mercato del lavoro“, e sarà riaffermato il principio autenticamente socialista e nazionale “dell’UMANESIMO DEL LAVORO“, in cui il lavoro in tutte le sue forme sarà un DOVERE SOCIALE e con tale caratteristica etica tutelato dallo Stato e inserito nell’economia socializzata a tutti i livelli e in tutti i gangli della produzione nazionale.

Stelvio Dal Piaz

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4 risposte a ARTICOLO 18.

  1. Alter ha detto:

    E cosi’ sia.

  2. Alfredo Ibba ha detto:

    Avete notato Matteo Renzi e altri analoghi coglioni dirci che se sei precario e disoccupato la colta è di chi ha il lavoro stabile?
    Così ecco tirare le soluzione del tipo “mal comune mezzo gaudio”.

  3. Alter ha detto:

    Deprimente Matteino Spendaccino (cosi’ lo chiamano i suoi concittadini fiorentini) alle prese con il “Council” dei finanzieri che comandano con la carotina ed il frustino, la gerarchia asinina della repubblichetta del 2 giugno.

    Le solite battute consunte su Meucci, Leonardo e Michelangelo, (forse stavolta Colombo l’ha scampata) condite con le ultimissime deprimenti banalità itagliotiche renziane, pesanti come palle di ghisa.
    Grazie a Renzi (sempre piu’ somigliante a Sordi che fà l’Ammerigano) anche l’ultimo yankee che avesse avuto la timida idea di investire in Itali’, s’è devinitivamente dileguato.

    l’Itaglietta della favoletta renziana sulla “Deregulescion”, ed “Informescion-comunichescion-tecnologi”, è stata colpita e affondata dall’imbarazzante comportamento di Mr. Maccaroni “Lost in translation”.

  4. Salvatore Gaudino ha detto:

    Il grande inganno renziano consiste nel voler ammannire l’abolizione dell’art.18 come foriera addirittura di una maggior sicurezza circa il mantenimento del “posto”a beneficio dei nuovi assunti.renzi(“r” minuscola dato che di maiuscolo sono solo le sue menzogne) sostiene che i futuri posti di lavoro dovranno essere tutti a tempo indeterminato per cancellare il precariato,cioè dovranno avere il requisito,necessario e sufficiente,della indeterminatezza,che,per i privilegiati “statali” consiste nel mantenere il “posto” a vita….A questo punto diviene lapalissiano che,nel settore privato,la caratteristica di “lavoro a tempo indeterminato”è devastante,poichè il dipendente può essere licenziato anche dopo una settimana di lavoro,proprio a causa della caratteristica,per gli statali tutelante,dell’indeterminatezza,anzi,a tal punto,in base a tale scenario,appaiono ben più sicuri,anche se nel breve,i contratti a tempo determinato, che appaiono “certi” almeno per la loro durata,anche se lo scrivente ritiene che il “posto” debba essere certo e sicuro dall’assunzione all’età del pensionamento correlato da un tipo di welfare “Nazionalsocialista”.La prima conseguenza è che nessuno di questi “indeterminati” potrà accedere mai a mutui,di qualsiasi entità, in assenza di beni immobili che fungano da garanzia….Tuttavia questo è solo uno degli aspetti del grande inganno,dato che i signori imprenditori italioti,veri adoratori di Giuda Iscariota,non assumeranno fino a quando non potranno stabilire,motu proprio,l’entità del salario,come accade in Grecia….E’ questo il nocciolo della riforma dell’israeliano renzi….

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